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lunedì 22 febbraio 2016

MISSIONE PAPPA: obbiettivo raggiunto! (stratagemmi e psicologia spicciola!)

Una delle domande che mi viene fatta spesso è: come hai gestito la "questione" pappa con i tuoi bambini?
Il mio caso è un po' particolare, ma potrebbe essere comunque di esempio per alcune neo mamme che stanno attraversando questa fase di vita dei loro piccoli.
I miei bambini, fin dalla nascita, sono stati nutriti a biberon. 
Io non avevo molto latte, e per quanto mi impegnassi a trascorrere ore e ore attaccata al tiralatte, quello che ne ricavavo era sempre insufficiente al loro fabbisogno giornaliero, così ho dovuto, praticamente subito, ripiegare sul latte in polvere.
Dopo circa 20 giorni, dall'inizio dell'utilizzo del latte in polvere, entrambi hanno cominciato ad avere dei rigurgiti di una certa intensità.
Praticamente nell'arco delle due ore successive al pasto,
senza preavviso, vomitavano quasi tutto quello che avevano ingerito, con getti, a volte, ad un metro di distanza. 
Risultato:
- apprensione continua, con il terrore che potessero vomitare in qualsiasi momento del giorno o della notte, mentre dormivano, con il rischio di rimanere soffocati.
- un lavoro immenso, perchè per riuscire a dargli il sostentamento necessario per crescere, mi sono ritrovara a dargli tra i 10 e 12 biberon di latte al giorno, anzichè 8, come dovrebbe essere nei primi tre mesi di vita. In questo modo, nonostante vomitassero, 2/3 del biberon, ero sicura che almeno 5 o 6 pasti fossero quasi completi. 

All'inizio del secondo mese, la pediatra, mi ha suggerito di sostituire il latte in polvere "classico", con quello "antirigurgito", che altro non era che latte in polvere associato a farina di carrubba che lo rendeva più solido e pesante. Nel frattempo, abbiamo iniziato una serie di visite in ospedale, per capire quale fosse la causa di questi rigurgiti.
Il verdetto, dello specialista, presso l'ospedale di Crema, fu, che i miei figli, andavano operati al piloro.
Non mi piaceva affatto, l'idea che i miei figli, di appena tre mesi, finissero entrambi sotto i ferri, così, mi sono rivolta all'ospedale Gaslini di Genova per avere una seconda opinione.
La dottoressa che ci ha ricevuti, ci ha sconsigliato alcun tipo di intervento, in quanto riteneva che i nostri figli, nonostante le numerose e corpose vomitate, non avessero problemi di assorbimento e di crescita perchè l'aggiunta del numero di pasti che avevo integrato e il nuovo latte che stavo utilizzando li alimentava a sufficienza. Al contrario ci ha suggerito di cominciare da subito lo svezzamento. Secondo la dottoressa, appena avrei iniziato a sostituere il biberon della merenda, con un omogeneizzato, il problema si sarebbe già ridotto notevolmente. Secondo indicazioni, avrei dovuto sostituire tutti i biberon, entro un mese, ovvero a 5 mesi, i miei figli avrebbero dovuto fare spuntino, pranzo, merenda e cena, senza latte, così che l'unico latte che avrebbero ingerito, sarebbe stato quello della colazione.   Mai consiglio fu più vero. 
La prima settimana del quarto mese, iniziai ad introdurre l'omogeneizzato alla frutta, a merenda.
La seconda settimana del quarto mese, sostituii il pranzo con passati di verdura, dapprima con solo un tipo di verduta, e a seguire, con due o più ingredienti.
La terza settimana, tolsi il latte a cena ed indrodussi pappette al semolino, alla tapioca, ai cereali ecc.
La quarta settimana, i miei cuccioli, mangiavano il numero di pasti di noi adulti, il latte solo a colazione ed i rigurgiti erano finalmente solo un brutto ricordo.
Ricordo, come se fosse ieri, la voracità con cui "azzannavano" il cucchiaino. Penso, che loro stessi, avessero capito che senza latte stavano meglio.
Fin da quando, abbiamo (mio marito ed io), cominciato ad alimentarli a pappette, ci siamo imposti di farli mangire insieme a noi, cioè, nello stesso momento in cui noi pranzavamo e cenavamo; mai prima o dopo.
Ero convinta che per emulazione, sarebbero stati incuriositi da ciò che mangiavamo noi e avrebbero accettato meglio l'introduzione di cibi nuovi.
Quando decidevo che era arrivata l'ora di apportare modifiche alla dieta, procedevo così:
- preparavo la loro pappa e ne mettevo un po' nel piatto mio e di mio marito.
- ne mangiavamo qualche cucchiaino, producendo suoni di piacere e commentando ad alta voce: "mmmm, che buono!" "è proprio squisito!"
- aspettavo che fossero sufficientemente incuriositi, e solo a quel punto, lo proponevo anche a loro: "ne volete assaggiare un po?"
I neonati, anche se piccoli, sono attentissimi. La curiosità e il desiderio di conquista vince sempre, anche sui sapori più particolari.
A sei mesi, con questo escamotage, introdussi la pastina ed un po' di sale nelle pappette. 
Verso i sette mesi, furono loro stessi ad indicarmi con i gesti, che avrebbero voluto provare altri alimenti presenti sulla tavola: pane, grissini, pasta. Tutti i loro desideri vennero assecondati, ma non prima di averglieli fatti "sudare" un po'.
Mangiando sempre in contemporanea con loro, era inevitabile che osservassero ciò che avevamo noi nel piatto e soprattutto che notassero che le loro "pappe" erano diverse dalle nostre.
"L'erba del vicino è sempre più verde!" Sulla base di questo modo di dire, ho svezzato i miei figli.
Se l'erba del vicino è sepre la più verde, la cosa proibita è sempre la più voluta.
Ogni volta, che ci facevano capire di volere qualche cibo sulla tavola, che non fosse nel loro menù, noi glielo negavamo, sottolineando: "no, amore, sei ancora piccolo per questo!"
Psicologia spicciola, ma sempre vincente.
Ed infatti, quando, dopo averli ignorati per un po', gli concedevamo l'assaggio, era così intensa la gioia di aver ottenuto ciò che avevano desiderato che, la cosa in questione, non poteva che essere buonissima.
Non mi sono mai preoccupata che, un cibo fosse troppo duro o pericoloso. Il pane o i grissini, per esempio, anche senza denti, riuscivano, con la saliva, ciucciando e riciucciando a renderli mollicci a sufficienza per poterli trasformare in pontiglia. 
Una volta, Oliver, indicò il limone. 
Ricordo che stavamo mangiando pesce e lui inizio a fare versi, puntando con il dito verso il limone.
Nonostante, lo avvertimmo, che non sarebbe stato un gusto gradevole, lui insistette ed ottenne di assaggiarlo. La faccia che fece, dopo averlo accostato alle labbra non la potrò mai dimenticare.... abbiamo riso tantissimo.
All'età di un anno i miei bambini mangiavano tutto. 
Un'altra svolta significativa, ci fu, quando, sempre ad un anno, smisi di imboccarli.
Una conquista così notevole che, per loro, il momento dei pasti, fu ancora più apprezzato. 
Per qualche mese gli ho dato la possibilità di mangiare con le mani, ovviamente consapevole che alla fine di ogni pasto, i vestiti sarebbero stati da mettere in lavatrice e loro sotto la doccia. Ma credo che sia stato un passaggio importante per fargli imparare il gesto di portare le cose alla bocca. Ricordo le espressioni soddisfatte sui loro volti. Era così buono il cibo mangiato in quel modo.....
Non ho memoria, che ci sia stato alcun alimento, che si siano rifiutati di mangiare, anche perchè, in realtà, non li ho mai messi nella condizione di dover subire un cibo nuovo, nel senso che ho sempre aspettato che fossero loro a chiedermi di assaggiarlo.
Verso i 15 mesi abbiamo introdotto il cucchiaino. Obbiettivo Raggiunto! Missione pappa completata con successo!

6 mesi: Pastina e sale!

7 mesi: Che soddisfazione sperimentare!


12 mesi: penne (piccolini Barilla) al ragu', con piselli



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