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martedì 26 gennaio 2016

Mamma si, Compagna prima

In questo periodo si parla continuamente di famiglia; giornali, telegiornali, politici, tutti a chiedersi quale sia la forma corretta che definisca questo concetto. 
La famiglia è formata da un uomo e una donna con pargoli? Due uomini o due donne è giusto che si sposino? Due uomini o due donne che vogliano essere genitori, potranno mai essere considerati una vera famiglia?
Io, invece, faccio un passo indietro e mi chiedo: ma quella che è considerata una famiglia tradizionale, moglie e marito (uomo-donna) che hanno figli, che tipo di famiglia è? Ha fondamenta stabili? 
Una donna incontra un uomo, due esseri distinti, individui
indipendenti, ognuno di essi con una propria storia, una propria famiglia d'origine, una propria educazione, un proprio bagaglio di esperienze, un proprio lavoro, una propria identità. Si parlano, si conoscono, si corteggiano, si innamorano, si sposano, diventano genitori ed ecco che d'un tratto, da isole diventano un nucleo: la famiglia.
Per l'uomo, generalmente, il processo da isola a continente, non stravolge il suo essere uomo. Il maschio alfa, mantiene il suo status, difende i propri interessi, protegge la sua autonomia e rivendica il diritto di essere primo nelle priorità della compagna, sempre e sopratutto, quando la competizione si fa pericolosa, perchè i compatitors sono i figli. 
L'uomo che, messo da parte dopo la nascita del primo genito, si sente destabilizzato e richiama a gran voce le attenzioni della donna di casa, generalmente è definito egoista.
Ma è così? E' un'egoista perchè desidera che il rapporto di coppia sia unico e inequivocabile? E' egoista perchè deve gareggiare contro i piccoli di casa, per mantenere ciò, che prima della loro nascita, era la normalità? E' sbagliato, se, avendo perso il titolo di "testa di serie", si sente accantonato?
Anche la donna, desidera essere posta su un piedistallo dall'uomo che ama. Si indispettisce se con il passare del tempo, il corteggiamento, le attenzioni, le sorprese vengono a mancare. Si strugge nel momento in cui il compagno riversa le propre attenzioni su altro o su un'altra, e solo a quel punto, forse si chiede: ma in cosa ho sbagliato?
La risposta ce l'abbiamo davanti ogni giorno. Basta guardare una bambina che gioca. 
Qual'è il gioco più comune per una bimba? Giocare a fare la mamma. 
Prende un bambolotto e lo accudisce; lo cambia, lo porta a passeggio con la carrozzina, lo coccola. Ma se ci facciamo caso, non si vede mai una bambina interpretare il "personaggio mamma", accostandovi una figura maschile.
Poi quella bambina cresce, e nell'età dell'adolescenza accantona il ruolo immaginario di mamma perchè a prendere il sopravvento è il desidero dell'innamoramento. Il sogno costante è incontrare colui che le farà battere il cuore e solo a quel punto entra in gioco il concetto di maschio.
Due fasi ben distinte nella crescita di una femmina, prima gioca a fare la mamma, poi sogna di essere fidanzata e moglie. Solo da adulta unisce entrambi i desideri, moglie che diviene mamma. Ma anche in quel momento, difficilmente riesce a gestire i due elementi insieme; la mamma prende il sopravvento sulla moglie e a rimetterci è l'uomo.
Ma se è difficile spiegare ad una bambina che per essere una madre felice sarebbe opportuno essere anche una compagna presente e quindi è accettabile che giochi con il suo bambolotto interpretando il ruolo di donna alfa, indipendente ed individualista, totalmente dedicata al piccolo di plastica; la donna adulta, dovrebbe essere capace di essere una femmina vitruviana, in cui il ruolo di moglie (cerchio) e quello di madre (quadrato) creino un modello proporzionale che rappresenti il più alto segno dell'armonia famigliare.
Ma come fare? Semplice.
Basta chiedersi quali sono le fondamenta di una famiglia. Chi sono i pilastri su cui si basa il nucleo famigliare: Lui e Lei, il loro amoro, la loro unione, la loro passione.
Con chi immaginiamo di vivere gli ultimi istanti della nostra esistenza?
I figli crescono, e tendenzialmente se ne vanno. Creano la loro famiglia e saremo fortunate se ci saremo riservate il 5% delle loro attenzioni. Ma il compagno, Lui sarà li, ci sarà quando saremo vecchie, quando non ci sentiremo più indispensabili nella crescita e nella vita dei nostri figli. Lui sarà colui che è entrato nella nostra vita per primo e che, se saremo state brave, ci resterà fino alla fine.
Il tempo che abbiamo dedicato in esclusiva al nostro erede, a discapito del rapporto di coppia, non ci garantirà un posto vip nella sua vita da adulto e al contrario, nessun figlio potrà recriminarci di averlo messo al secondo posto sul podio delle nostre priorità, se a guadagnarci in seranità ed idilio famigliare sarà pure lui.
Non voglio dire che se una famiglia non funziona è totalmente colpa delle donne-mamme, ma da donna mi sento di accollarmi la responsabilità di essere attenta nella gestione dei miei incarichi, nella scelta delle mie priorità, nella determinazione dei miei livelli d'importanza.
E mi chiedo: ma in una società dove tradimenti e divorzi sono in percentuale maggiore rispetto alle nozze di platino, dove i figli soccombono a causa delle dispute tra genitori "normali", non è forse presuntuoso, che le famiglie tradizionali si arroghino il diritto di definire come debba essere una vera famiglia? E non sarebbe opportuno che noi donne, ci chiedessimo prima, se siamo veramente capaci di assolvere al nostro ruolo famigliare, prima di discriminare l'uomo "mammo", di una coppia omosessuale, che magari è più capace di noi ad essere un compagno presente ed un papà premuroso in egual misura?  
 


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