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giovedì 28 gennaio 2016

Se il pargolo piange,io non dormo....Non è sempre così: LA MIA ESPERIENZA!


Il 25 Dicembre 2009 sono tornata a casa dall'ospedale con due pupetti lunghi 45 cm teneri teneri. 
Con quei bei visetti da angeli che sarebbero stati benissimo in una pubblicità della Chicco!
La prima giornata tra le mura di casa è stata un sogno. Tra una poppata e l'altra, hanno dormito beati per gran parte del
pomeriggio, non un suono, un lamento, un pianto. Ricordo di
aver pensato: "come sono fortunata, ho "sfornato" due angioletti! Non è poi così terribile come me l'ero immaginato!"
Un'illusione durata poco.
Alle 21, Fulvio ed io abbiamo deciso di metterli nella culla, posizionata nella nostra camera da letto. Entrambi nella stessa culla, perchè mi era stato consigliato dalle ostetriche dell'ospedale di metterli a dormire insieme, in modo che non subissero il trauma della separazione. E così abbiamo fatto.
Li abbiamo coricati, gli abbiamo dato un bacino, abbiamo spento la luce e siamo usciti dalla camera.
Neppure il tempo di scendere il 5° gradino, che il nostro idilio, di neo genitori sereni, è stato bruscamente interrotto da un pianto disperato. Anzi, definirlo pianto è riduttivo. Si trattava più di uno strillo, simile alle sirene dell'ambulanza quando stanno portando un paziente grave all'ospedale, somigliante agli allarmi delle auto o delle case, analogo alle urla di qualcuno posto sotto tortura. Ricordo, come se fosse oggi, la sensazione di sgomento. Sentire che quel suono ti entra nelle orecchie, scende verso il cuore, fa aumentare le pulsazioni, ti pervade l'anima. Una sensazione disorientante, che ti rende fragile, esposto, volubile.
Saltando i gradini a due a due, fulvio ed io, abbiamo risalito la scala, ci siamo precipitati nella stanza e d'istinto, ne abbiamo preso in braccio uno a testa.
La notte più lunga della mia vita. Le abbiamo provate tutte.
- dare pappa FATTO
- cambiare pannolino FATTO
- bagnetto caldo rilassante FATTO
- cantare ninna nanna FATTO
- verificare presenza o meno di coliche FATTO
- mettere ciuccio FATTO
- fare le coccole FATTO
- mettere musica rilassante di sottofondo FATTO
- ridare pappa RIFATTO
Risultati ottenuti, pochi... qualche minuto di tregua tra uno strepitio ed un altro... Terrificante! Appena smetteva uno, ricominciava l'altro. Finito di dare da mangiare a uno, mezz'ora dopo voleva mangiare l'altro, finito di cambiare uno, si svegliava l'altro strillando. Non abbiamo chiuso occhio tutta la notte! Ho capito subito che se tutte le notti fossero state così, avrei presto perso la ragione. Soccombere di fronte a due nanetti di 3, 70kg? No, non era nelle mie previsioni.
Nei precedenti mesi di gravidanza avevo letto vari suggerimenti sul come affrontare questo tipo di situazioni, ovviamente gli uni totalmente in dissaccordo con gli altri. Mille modi tutti diversi: il metodo Montessori o Scoutistico, metodo dolce basato sui ritmi naturali del bambino; il metodo Estivill o Ferber, più meccanico e organizzato. Mi ero fatta un'idea sul tipo di  condotta che rispecchiava maggiormente il mio essere, ma solo in quel momento presi veramente la situazione a due mani e mi dissi: "da domani, nuove regole, nuova vita! Si fa a modo mio!"
Il metodo Ilaria (con la collaborazione di Fulvio) prevedeva nell'ordine:
- trasferire culla nella cameretta dei bambini
- fare il letto nella camera dei bambini, perchè da lì in avanti avrei dormito con loro, in modo da dare a Fulvio la possibilità di riposare qualche ora, visto che il giorno dopo sarebbe andato a lavorare
- armarsi di sveglia, predisposta con trillo ogni 3 ore
- comprare tappi per le orecchie
- predisporre una bajour nella cameretta
Ore 21 del giorno successivo, fulvio ed io abbiamo preso i bambini e li abbiamo portati nella cameretta. Ho dato ad entrambi il latte, definendo un tempo massimo di poppata: 1/2 ora per 30 ml di latte mi sembrava un tempo ragionevole. Terminata la mezz'ora, via il latte, ruttino, cambio pannolino, ciuccio in bocca, nanna. Totale tempo da impiegare, 1 ora, così me ne rimanevano 2 per sonnecchiare, prima dell'altra sveglia. Il piano prevedeva che avessi dovuto attendere lo squillo della sveglia 3 ore dopo per la poppata successiva. Sarebbe stato tutto perfetto se non fosse che durante la permanenza in ospedale, i miei figli si erano abituati a mangiare a richiesta e dormire a necessità. Quindi, non era, assolutamente detto che alle 3, alle 6, alle 9, alle 12, alle 15, alle 18, alle 21, alle 24 avessero fame, ma che al contrario, sentissero il languorino alle 4, alle 7, alle 11, o peggio, uno alle 3, l'altro alle 4, uno alle 5, l'altro alle 6...... 
Ma ero pronta a tutto. La mamma ero io!
Una mamma riposata è una mamma attenta e presente, una mamma stanca, con le occhiaie, rischia di compiere gesti irriflessivi.
Volevo questo? Assolutamente no. Di necessità, virtù. 
Si fa presto a parlare di Metodo Montessori....certo che scriverlo su di un libro è facile, ma poi, nella realtà bisogna trovarcisi. La giornata è fatta di 24 ore, e se hai 2 pargoli da accudire, non puoi permetterti tante smancerie. E' un lavoro a tutti gli effetti e come tale va gestito. 
All'inizio, la cosa più importante, è sopravvivere, poi ci sarà tutto il tempo per le moine e le affettività.
La prima notte del Mio nuovo metodo si è consumata così:
- ore 22, figlio 1 ha iniziato a piangere, perchè nella mezz'ora dell'ultima poppata delle 21 non aveva mangiato nulla, quindi come previsto, alle 22 aveva fame. Inserito tappi nelle orecchie, messo cuscino sulla testa, continuato a dormire. O meglio, a provarci.
- ore 23, figlio 1 piange ancora
- ore 23,30 figlio 1 ha smesso di piangere per sfinimento, figlio 2 ha iniziato a piangere
- ore 24, suono della sveglia mi avverte che è l'ora della seconda poppata. Preparato pappa, dato pappa, tolto biberon dopo 1/2 ora, cambiato pannolino, fatto fare ruttino, messi nella culla.
- ore 2, figlio 2 ha riniziato a piange, ignorato pianto
- ore 2, 30 figlio 1 ha riniziato a piange, ignorato pianto
- ore 3 suono della sveglia che mi ricorda nuovamente che è l'ora della terza poppata
Insomma, così fino al mattino. Non è stato facile!
Non ho dormito nulla, ma almeno con un perchè. Era il mezzo per raggiungere un obbiettivo, e pur con tantissimi sensi di colpa, ero determinata a continuare su quella strada.
La regola delle 3 ore, non ha dato risultati per 3 giorni. Non dimenticherò mai quei momenti. Pianti, pianti e ancora pianti; a pensarci dopo 6 anni, li sento ancora nelle orecchie e provo la stessa inesorabile frustrazione mista a sgomento, disperazione, terrore, inadeguatezza.
Ma la quarta notte........
Avete presente gli uccellini quando arriva la mamma e spalancano la bocca in attesa del cibo? Uguale.
I miei figli, di soli 8 giorni, lunghi poco più di 45 cm, avevano imparato la prima regola della loro vita: quando suona la sveglia si mangia, altrimenti si dorme!
Finalmente si erano sincronizzati, tra di loro, e con me! La mezz'ora di poppata era diventata più che sufficiente per svuotare il biberon e lo scampanellio della sveglia, il suono della felicità.
E ad essere felice ero, soprattutto, io, che finalmente, anche se duramente, avevo ottenuto un grandissimo risultato: dormire 2 ore ogni tre ore, che può sembrare poco, ma vi assicuro che in quella situazione non lo era affatto.
Non mi sono mai pentita di quella strategia militare, perchè sono sicura che se non avessi adottato quel sistema, non ce l'avrei fatta.
In altre occasioni, durante la crescita dei miei figli, mi sono ritrovata a prendere decisioni difficili e non prive di angosce.
Quando arrivò il momento di eliminare un biberon nella routin giornaliera, per esempio.
Avevano 3 mesi e mezzo. Da circa 15 giorni mi ero trasferita nuovamente nel lettone con mio marito e quindi ogni 2 ore, facevo la spola tra la nostra camera e quella dei bambini; fino a quando decisi che era arrivato il momento di saltare un giro. Quello delle 3 del mattino. 
Ci vollero 2 giorni perchè se ne facessero una ragione. Due notti segnate da 3 ore di pianto disperato dalle 3 alle 6 del mattino, ora in cui sarebbe arrivato il momento di mangiare.
Ma anche il quel caso, la soddisfazione di aver ragiunto un secondo traguardo, non poco rilevante per la mia serenità psicologica, fece si, che ne valesse la pena.
Altri metodi, in seguito mi aiutarono a gestire i pianti notturni che non erano più collegati solamente al senso di fame.
Il ciuccio, fu un altro obbiettivo raggiunto. Ogni volta che uno dei due smarriva il ciuccio, richiamava la mia attenzione con uno strillo in piena notte, da far accapponare la pelle.
Al chè, comprai 6 o 7 ciucci, non ricordo bene, e glieli sparsi nella culla intorno ai loro corpicini. Le prime volte, mi alzavo, mi inchinavo sulla culla, ed, invece di mettergli nuovamente il ciuccio in bocca, prendevo la loro manina, la indirizzavo verso uno dei ciucci e glio facevo afferrare da solo. In poco tempo, impararono a cercarsi da soli l'articolo di cui avevano bisogno, ed io smisi di interrompere i miei sogni per una necessità che potevano serenamente soddisfare loro stessi. I primi passi verso l'autonomia. 
Si può pensare, che sia stata una madre terribile, inaffettiva ed imperturbabile, ma non è così.
Per una madre che deve gestire da sola (perchè, all'epoca, nonni e zii vivevano a 250km di distanza e Fulvio lavorava tutti i giorni con la sveglia fissa alle 4 del mattino), da zero a 100, due neonati, non ci possono essere mezze misure. 
Io e solo io avevo la responsabilità di garantire ai miei figli una mamma vigile, e psicologicamente in quadro.
Se non avessi riposato a sufficienza avrei perso il controllo del mio corpo e, cosa peggiore, della mia mente. La stanchezza porta all'incapacità di ragionare che a sua volta ti può spingere ad atti estremi.
Ho scelto, per i miei figli, il male minore e non me ne pento.
Più riposata, voleva dire, anche più serena e disposta ai momenti di coccole e di attenzioni solo per il puro piacere di farli.
I momenti più belli di quel periodo sono impressi nei miei ricordi tanto quanto quelli brutti.
I bagnetti con me all'interno della vasca, le ninna nanne avvolte dalla luce tenue della lampada, i massaggi con l'olio, tutti attimi di cui ho potuto godere perchè ero lucida e presente.
Non consiglio a nessuno, ciò che ho fatto io, ma solo perchè credo che ogni genitore debba scegliere il "criterio per la sopravvivenza" che preferisce, ma mi sento di suggerire a chi eventualmente si dovesse trovare nella mia stessa situazione, di valutare attentamente ciò che è più importante per il benessere di se e dei proprio figli.
Basta un attimo, e non ci pentiremo più di essere stati troppo rigidi, ma di qualcosa di molto peggio che non ci darà la possibilità di tornare indietro.
Il metodo si può provare, cambiare, smussare, correggere, un gesto estremo ed irrazionale no.  

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